Stati Uniti

I rapporti economici e commerciali sono un pilastro fondamentale nelle relazioni tra Italia e Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono il paese con cui l’Italia vanta storicamente il suo maggiore surplus commerciale che negli ultimi anni si e’ ulteriormente rafforzato.

Le esportazioni italiane negli USA sono principalmente concentrate sui settori dei macchinari, dei mezzi di trasporto, dei prodotti del sistema moda/persona e agroalimentare. Nella domanda italiana di prodotti statunitensi sono invece prevalenti i prodotti farmaceutici e chimici di base, i prodotti energetici e gli aeromobili.

Gli investimenti italiani negli USA si concentrano per lo più sui settori del retail (tessile e abbigliamento), della meccanica strumentale, dell’automotive, della logistica e dell’aerospazio. Gli investimenti statunitensi in Italia ruotano soprattutto attorno ai settori dell’industria manifatturiera, in particolare della chimica, meccanica, informatica ed elettronica, e dei servizi, in particolare quelli finanziari e assicurativi, i servizi informatici, le telecomunicazioni e i servizi bancari.

Quadro Macroeconomico

Nel 2016 il PIL si e’ attestato su $18.569 mld, con un aumento dell’1.6% rispetto all’anno precedente (fonte: EIU). La componente principale rimane quella dei servizi (79,5%), seguita da industria (19,4%) e agricoltura (1,1%) (fonte: CIA The World Factbook). Secondo i dati pubblicati dal Bureau of Economic Analysis, il PIL reale degli Stati Uniti è cresciuto del 2,1% nel quarto trimestre 2016.  Nel terzo trimestre dello stesso anno, la crescita era stata del 3,5%.

L’incremento del PIL reale nel quarto trimestre 2016 è stato sostenuto principalmente dai consumi personali (+2,05%), trainati dagli acquisti di beni durevoli. Il trend positivo ha anche interessato gli investimenti fissi, che si suddividono in residenziali, ovvero gli acquisti di abitazioni di nuova costruzione sia per uso proprio sia per locazione (+0,35%) e non residenziali. Questi ultimi hanno registrato un aumento dello 0,17%. Altra componente positiva del PIL è costituita dalle rimanenze di magazzino (+0,94%), che rappresentano tutti i beni non venduti nel corso dell’anno e collocati nei magazzini delle aziende. Infine, la spesa pubblica alimenta il trend favorevole (+0,14%). Tali aumenti sono stati parzialmente compensati da una riduzione nelle esportazioni (0.50%) e negli investimenti del governo federale (0.08%).

In febbraio l’occupazione dipendente nel settore non agricolo è aumentata di 235.000 unità (238.000 in gennaio), molto al di sopra delle attese (196.000); inoltre, il bimestre precedente è stato complessivamente rivisto al rialzo di 9.000 unità. I settori che hanno creato maggiori posti di lavoro sono quello delle costruzioni, seguito da alcuni servizi (professionali, istruzione e salute) e dall’industria manifatturiera; l’occupazione è cresciuta anche nel settore minerario, a lungo penalizzato dai corsi petroliferi. Il tasso di disoccupazione è sceso di un decimo di punto (al 4,7%), mentre il tasso di partecipazione è aumentato di un decimo (al 63,0%). I progressi hanno riguardato anche la disoccupazione di lungo termine e quella giovanile. Positivi anche i dati sui salari, cresciuti del 2,8% su base annua.

 

(Fonte Info Mercati Esteri, Farnesina)